La leggenda della Valcioccaro
Si dice che in un lontano passato sorgesse nella valle un pilone dedicato a San Siro; in cima ad esso c’era una campana che aveva il compito di richiamare, all’alba e al tramonto, i valligiani devoti.
L’incombenza di suonare la campana gravava sempre e unicamente sulle spalle di un pover’uomo: egli giornalmente percorreva di malavoglia il tragitto tra la sua povera abitazione in cima alla valle e il pilone.
Un giorno, stanco e arrabbiato, sbottò, e chiese a gran voce l’aiuto di chiunque volesse sostituirlo: venne il Diavolo, che gli promise di provvedere a quel compito al suo posto e gli donò immense ricchezze e la possibilità di concedersi ogni lusso e sfizio. In cambio volle un “piccolissimo” pegno: la sua anima, quando fosse morto. I bagordi resero la vita del povero campanaro assai breve e in meno di un anno, in una notte terribile di strane luci e
schiamazzi che provenivano dalla sua catapecchia, il campanaro morì, pagando il suo debito per l’eternità.
Questo leggendario episodio dà origine al nome della zona: “ciuché”, nel dialetto locale, significa appunto “campanile”, cioè il luogo ove è situata la cioca, la “campana”, e il cioccaro è il campanaro.
Il legame della famiglia con la storia e le tradizioni del territorio è indubbiamente radicato e molto forte. A differenza del povero cioccaro, però, i Dogliotti non hanno mai “venduto l’anima al Diavolo”. Nessun compromesso e nessuna scorciatoia: i vini di Cascina Ciuché sono eccellenti, semplicemente, perché dentro c’è la passione per il calore della buona terra e per la luce dei grappoli maturi. Ci sono impegno e dedizione, studio e desiderio di innovazione.

Le origini
Fin dai primi del ‘900 la famiglia Dogliotti produce straordinarie uve.
All’inizio del 1900 Angelo “Gele” Dogliotti coltiva vitigni di Barbera e Moscato in Castiglion Tinella (CN) con l’aiuto dei figli Luigi e Remo. Quest’ultimo, nel 1956, si trasferisce insieme alla moglie a Costigliole d’Asti, dove acquista una piccola cascina in Valcioccaro, attuale sede dell’azienda.

Remo
Aperta la nuova azienda a Costigliole d’Asti, Remo prosegue con entusiasmo l’attività di papà “Gele”.
Inizialmente tutta la produzione di uva viene venduta alle cantine sociali. Ben presto però la voglia di fare di più e meglio spinge Remo a voler vinificare in autonomia. Comincia a vendere il vino sfuso agli acquirenti locali, sfruttando il podere di circa un ettaro dedicato a uve Barbera e Moscato, che Remo è il primo nell’intera valle a coltivare.

Angelo
Nel 1996 il figlio di Remo, Angelo, assume la direzione dell’azienda.
Con il suo spirito di iniziativa e il suo intuito per il potenziale del territorio, determina la vera svolta. Insieme alla moglie Daniela, Angelo cambia il nome all’azienda da “Dogliotti Remo” a “Cascina Ciuché” e inizia a lavorare sull’ampiezza del podere, aggiungendo di anno in anno ulteriori appezzamenti. Ciascuno di essi è prezioso, in termini di esposizione e composizione del terreno, per la produzione di uve diversificate.

Enrico
Mantenendo la tradizione di famiglia, oggi il figlio Enrico lavora al fianco di Angelo per tracciare il futuro dell’azienda.
Con lo stesso istinto per la terra e molta voglia di ereditare nel tempo tutta la competenza dei suoi predecessori, Enrico lavora con l’obiettivo di varcare i confini, per portare quanto prima i prodotti di Cascina Ciuché sul mercato internazionale. Una sfida importante, che si può vincere puntando sull’immagine e sulla qualità dei prodotti, mantenendo viva quella passione che già oggi si sorseggia nei calici proposti in Cascina.